Uccelli Rampicanti.

Picchio Verde

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Mammiferi Artiodattili Carnivori Cetacei Folidoti Insettivori Iracoidei Lemuri Marsupiali Monotremi Perissodattili Pinnipedi Proboscidati Rosicanti Scimmie Sdentati Sirenidi Tubulidentati Volitanti

Uccelli Brevipenni Cantatori Coracirostri Fissirostri Giratori Gralle Lamellirostri Levirostri Longipenni Pappagalli Passeracei Razzolatori Ronzatori Steganopodi Urinatori Rampicanti Rapaci

Uccelli Rampicanti

Introduzione Cerziole Sai (Coereba cyanea) Pitpit (Certhiola flaveola) Nettarine Abu-Risch (Hedydipna metallica) Cadet (Aethopyga miles) Coglifiore Australiano (Cyrtostomus australis) Aracnotere Emignato Splendente (Hemignathus lucidus) Aracnocestra dal Lungo Becco (Arachnocestra longirostris)

Mellifacidi Mizomela Sanguigna (Myzomela erythrocephala) Ptiloto dalla Gola Gialla (Ptilotis flavigula)

Melichera Mellivora (Melichaera mellivola) Poe o Tui (Prosthemadera novaezealandiae) Testa di Cuoio dei Coloni (Tropidorhynchus corniculatus) Upupe Upupa (Upupa epops) Upupa Arborea dal Becco Rosso (Irrisor erythrorhynchus) Fornai

Fornaio Rosso (Furnarius rufus) Geositta Scavatrice (Geositta cunicularia) Senope (Xenops genibarbis) Picchi Muratori Picchio Muratore (Sitta caesia) Picchio Muratore Rupestre (Sitta syriaca) Sittella Capinera (Sittella pileata) Picchi Muraioli

Picchio Muraiolo (Tichodroma muraria) Scadenti Rampichino (Certhia familiaris) Siforinco (Xiphorhynchus trochilirostris) Beccatronchi (Dendroplex picus) Picidi

Picchio Nero (Dryocopus martius) Becco D'Avorio (Campephilus principalis) Picchio Imperiale (Campephilus imperialis) Capirosso (Melanerpes erythrocephalus) Picchio Massaio (Melanerpes formicivorus) Picchio Rosso Maggiore (Dryobates major) Picchio Rosso Minore (Dryobates minor)

Picchio Tridattilo (Picoides trydactilus) Picchio Verde (Picus viridis) Picchio Dorato (Colaptes auratus) Picchio Messicano (Colaptes mexicanus) Picchio Campestre (Geocolaptes campestris) Picunno Minuto (Picumnus minutus) Torcicollo (Jynx torquilla)

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PICCHIO TRIDATTILO (Picoides trydactilus)

Ai picchi rossi può essere accostato il Picchio Tridattilo, contraddistinto dal fatto che il piede possiede tre sole dita, le due anteriori eguali ed alquanto più corte della posteriore; esso presenta inoltre un becco dritto, carenato sul culmine e con due incavature laterali verso l'apice.

La sua lunghezza è sui ventitré centimetri, ne ha circa otto di coda, oltre dieci di ala e trentacinque di apertura alare, ed il piumaggio non differisce da quello dei picchi rossi se non per il fatto di avere come colore predominante del capo il giallo anziché il rosso.

In particolare, le parti superiori sono nere e le inferiori bianco-sporche; una striatura bianca incomincia al di sopra degli occhi e si unisce sull'occipite con quella partita dal lato opposto, per proseguire lungo il mezzo del dorso, sparsa di macchioline nere, mentre la fascia frontale è macchiata di bianco su fondo nero, le redini sono nere, l'occhio è argentino o perlaceo, il becco plumbeo con l'apice nericcio ed il piede è grigio-piombo scuro.

Se si accetta l'opinione che ritiene unica la specie di questo nome - per altri occorrerebbe ammettere l'esistenza di due Picchi Tridattili, uno tipico delle Alpi e l'altro del settentrione europeo - si può dire che la patria di questi uccelli sia costituita in gran parte dall'Europa e dall'Asia.

In Italia, e in genere nelle regioni meridionali del nostro continente, è rarissimo: da noi, per esempio, non lo si incontra che nel Tirolo: ma, del resto, non lo si può considerare come un volatile molto comune.

Per risiedere ha bisogno di condizioni ambientali ben determinate, che dal più al meno corrispondono a quelle di cui ha bisogno il fagiano di monte; e per trovarlo con una certa facilità, per poterlo considerare comune, occorre portarsi in Scandinavia, nei boschi del settentrione ed in certe zone della Siberia.

E' probabile che si estenda fino all'America settentrionale, dove quanto meno è rappresentato da una specie quasi identica.

Le abitudini del Picchio Tridattilo ripetono molto dappresso quelle del picchio rosso maggiore, e più generalmente quelle dell'intera famiglia: è molto vivace, si arrampica, scava con il becco cortecce e legno fradicio alla ricerca di insetti, grida e provoca i caratteristici rombi facendo vibrare i rami.

Il suo nido si trova, secondo la regola, nelle cavità, e nella stagione adatta contiene una covata di quattro o cinque uova.

PICCHIO VERDE (Picus viridis)

Siamo in presenza di un'altra sotto-famiglia della famiglia dei picidi: quella dei picchi verdi, uccelli di mole notevole, di forme allungate, con il becco leggermente conico e tendente al quadrangolare, i piedi brevi e robusti forniti di quattro dita, le ali tondeggianti e la lingua molto allungata. Le piume del capo si prolungano spesso in ciuffo: ed in conclusione secondo una regola che abbiamo richiamato parlando in generale dei picidi la caratteristica che più li avvicina è il colore del piumaggio, perché per il resto essi non costituiscono un gruppo molto ben circoscritto. Il Picchio Verde è da considerare il tipo di questo gruppo. Lungo intorno a trenta centimetri, con coda di dieci, ali di diciotto ed apertura alare di cinquanta, esso ha le parti superiori colorate di un bel verde, le inferiori verde-grigio-chiare, la fascia frontale nera, la sommità del capo e la nuca rosso-carminio su fondo azzurro, il groppone giallo-chiaro e i mustacchi rossi nel maschio e neri nella femmina. Le penne remiganti sul fondo nero-bruno hanno macchie trasversali giallicce o bianco-brunicce, le timoniere sono di color e fondamentale grigio-verde e sono striate di nero. Per quel che riguarda i giovani, è da ricordare che le loro parti superiori sono sparse di macchie verde-grige e bianchicce, e le inferiori sono macchiate di nericcio e di grigiastro: i loro occhi sono grigio-scuri e diventano con l'età bianco-azzurrognoli; i piedi sono in ogni età grigio-piombo con sfumature verdognole, ed il becco anch'esso plumbeo e nerastro verso la punta. Il Picchio Verde abita l'Europa e gran parte dell'Asia: di abitudini stazionarie, intraprende soltanto delle escursioni nel corso della cattiva stagione, senza che esse abbiano un carattere regolare e si dirigano costantemente nella stessa direzione. Non lo si può definire, a differenza della maggior parte dei suoi affini, come un vero uccello silvano: nei boschi composti esclusivamente di conifere è rarissimo, più frequente in quelli a foglie caduche, ma i luoghi che preferisce per abitare sono quelli in cui le macchie d'alberi si alternano con gli spazi liberi. Di indole astuta, cauta e vivace, non è inferiore a nessuna delle altre specie nell'arrampicarsi, mentre sul terreno si muove con discreta agilità, sorpassando in questo senso le altre specie europee. Il suo volo fragoroso differisce da quello degli altri picchi, soprattutto perché si svolge secondo linee molto arcuate; la voce è limpida e forte, e, ripetuta con rapida successione, richiama alla mente i suoni di una sonora risata: a quanto pare non ha l'abitudine di colpire i rami con il becco per cavarne quel rombo che abbiamo visto essere comune negli altri rappresentanti della sua famiglia. Le sue attività giornaliere non si discostano dalle regole comuni.

Dopo aver abbandonato i fori entro i quali suole trascorrere la notte, saluta il giorno con liete grida e si accinge a percorrere il proprio distretto, passando da una pianta all'altra con metodo e regolarità, alla ricerca di cibo. Il suo moto continuo dura fin verso il mezzogiorno, e gli consente di visitare non meno di un centinaio di alberi ed un gran numero di formicai. Si dedica meno degli altri picchi alla ricerca di insetti sotto le cortecce degli alberi, mentre, più di quelli, suole scavare col becco nelle travature delle case e praticare fori nelle pareti argillose. Durante l'estate, dove i prati sono appena stati falciati, lo si vede spesso in moto sul terreno per cercare vermi e larve, mentre in inverno compare, sempre alla ricerca di insetti, laddove il sole ha appena sciolto le nevi. Il suo cibo preferito è costituito dalle formiche rosse, e nel dare loro la caccia, la sua lingua lunga e viscida gli permette di ottenere eccellenti risultati; naturalmente rientrano nella sua dieta parecchie altre piccole specie animali, né si può dire che disdegni completamente i vegetali. Normalmente solitario, il Picchio Verde si accoppia col sopraggiungere del periodo della riproduzione: verso la fine di febbraio si reca nei luoghi in cui intende fare il nido, nel marzo maschio e femmina si vedono sempre uniti, ed il primo appare grandemente eccitato: posato sulla cima di un albero elevato, lancia forti grida e, scherzando, insegue di pianta in pianta la compagna. Entrambi trattano con ostilità gli altri individui della loro specie, e difendono il territorio che hanno prescelto da tutte le intrusioni. Per il nido scelgono alberi che siano parzialmente marciti o già cavi internamente, e, dopo aver trovato il punto adatto, possibilmente una piccola apertura nel tronco, adoperando il becco come scalpello, la allargano e la approfondiscono ricavandone una acconcia cavità. Come al solito, le pareti di questa sono attentamente levigate, e sul fondo vengono disposti dei morbidi frammenti di legno destinati ad accogliere le sei-otto uova della covata, di forma oblunga e di colore bianco lucido. Padre e madre si alternano tanto nella cova che nelle operazioni necessarie per allevare e proteggere i piccoli, brutti e deformi com'è di tutti i picchi appena sgusciati, ma destinati in breve tempo a svilupparsi ed a migliorare il loro aspetto. Bastano tre settimane, infatti, per vederli sporgere il capo dal nido; subito dopo essi incominciano ad arrampicarsi lungo il tronco ed in seguito accompagnano gli adulti nelle loro escursioni, tenute dapprima entro limiti ristretti per consentire alla famiglia di riprendere all'imbrunire la via del nido, e successivamente estese, per cui il piccolo nucleo si adatta a trascorrere la notte ove meglio gli capita. La famiglia si scioglie di solito in ottobre, e piccoli e grandi riprendono le loro abitudini alla vita solitaria. Impadronirsi del Picchio Verde è tutt'altro che facile, poiché esso è molto cauto e sa evitare attentamente i possibili tranelli. D'altra parte, l'impresa di tenerlo in gabbia è quasi sempre destinata all'insuccesso: si tratta di un uccello così impetuoso e indocile che, soprattutto se preso in età adulta, tenerlo in vita ed addomesticarlo in condizioni di schiavitù è quasi sempre impossibile.

Picchio Verde

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PICCHIO DORATO (Colaptes auratus)

E' una delle specie più note nel gruppo dei colapti, che sono dei picidi caratterizzati dal becco sensibilmente incurvato. Il Picchio Dorato è lungo oltre trenta centimetri, ne ha più di dieci di coda, quindici d'ala e quasi quarantacinque di apertura alare. Il suo piumaggio è bruno-rossiccio con fasce nere sulle parti superiori, cinerino sul capo segnato da una fascia scarlatta in forma di mezzaluna, bianco sul groppone e bianco-fulvo sulle copritrici superiori della coda; i lati della testa e la gola sono grigio-rossicci, i mustacchi e una larga fascia giugulare neri, il resto delle parti inferiori bianco con piccole macchie nere, le penne remiganti giallo-zolfo e le timoniere di una tonalità più fosca dello stesso colore e segnate inoltre di scuro sulle punte. L'iride è bruno-chiara, il becco bruno nella mascella superiore e azzurrognolo nell'inferiore, il piede azzurro-grigio; le femmine si distinguono per l'assenza dei mustacchi neri. A partire dal Texas, in tutti gli Stati Uniti fino all'estremità settentrionale della Nuova Scozia, il Picchio Dorato stabilisce le sue sedi preferite nei luoghi ricchi di alberi. Come tutti i suoi simili, è di natura vivacissima, e manifesta il suo desiderio di movimento e di azione nel corso dell'intera giornata, dedicata alla ricerca del cibo in continui spostamenti da una pianta all'altra. Anche sul terreno si muove con facilità, mentre in volo, per quanto rapido e sostenuto, procede di solito faticosamente e per brevi archi. Oltre agli insetti, accoglie volentieri nella sua dieta le bacche e le frutta delle specie più diverse, nonché i semi ed i cereali. Generalmente, i picchi dorati non abbandonano gli Stati Uniti con il sopravvenire della stagione rigida, ma ve ne sono che emigrano verso il mezzogiorno, viaggiando di notte in grandi stuoli. Con i primi tepori della primavera, il Picchio Dorato annunzia lietamente dalla cima degli alberi l'aprirsi del periodo degli amori. Il suo grido sembra un'improvviso scoppio di risa, e si ripete mentre i maschi si accostano alle compagne e cercano in tutti i modi di mostrare la forza del loro affetto, chinando il capo, allargando la coda ed assumendo gli atteggiamenti più diversi in una sorta di curiosa danza d'amore. E' singolare il fatto che i diversi maschi non sembrano mostrare una reciproca gelosia, limitandosi a fare quanto è loro possibile per essere prescelti e lasciando poi in pace le coppie man mano che si formano. A poco a poco tutti trovano da accoppiarsi, e si accingono al consueto lavoro di scavo per preparare le sedi adatte ad accogliere l'imminente famiglia. Quattro o sei uova completamente bianche e trasparenti costituiscono la covata del Picchio Dorato, che si ripete per due volte l'anno. Questi uccelli hanno i loro nemici più pericolosi nei procioni e nei serpenti neri, che divorano uova e piccini: parecchi falchi cercano pure di acchiapparli al volo, ma di solito restano scornati dall'agilità e dall'astuzia di quelle che dovrebbero essere le loro vittime. Per quanto riguarda l'uomo, da molti le carni del Picchio Dorato sono considerate eccellenti, il che provoca spesso delle cacce indiscriminate; in gabbia esso conserva la sua innata vivacità, e può vivere a lungo se lo si cura attentamente.

PICCHIO MESSICANO (Colaptes mexicanus)

Negli Stati più meridionali dell'Unione, al picchio dorato si associa una specie affine, cui si dà il nome di Messicana; nelle proporzioni essa eguaglia o quasi la precedente, alla quale rassomiglia pure molto sia nel colorito che nel disegno. Il Picchio Messicano ha la sommità del capo e la fronte bruno-grigio-rossicce, il resto delle parti superiori di fondo bruno-grigio con ondulazioni trasversali nere il groppone bianco e le timoniere anche esse bruno-grige, ma con gli steli rosso-arancio; il mento, la gola e la parte inferiore del collo sono grigio-rossicci, il petto ed il ventre sono macchiati di nero sul fondo generale grigio-rossiccio, l'occipite va adorno di una fascia rosso-cinabro e la parte superiore del petto ha una fascia trasversale nera. I mustacchi, infine, sono rosso-cinabro.

PICCHIO CAMPESTRE (Geocolaptes campestris)

Mentre i picchi normalmente cercano il loro nutrimento più sugli alberi che sul terreno, ve ne sono alcuni che proprio qui usano fare le loro cacce più abbondanti. Sono i cosiddetti picchi terragnoli, di cui il Picchio Campestre è il prototipo. I suoi caratteri sono dati da un becco lungo all'incirca quanto il capo, carenato al culmine, dolcemente curvo e con il margine della mascella superiore alquanto rigonfio in prossimità della base, ha ali lunghe, robuste ed acute, coda forte e aguzza e piedi svelti, con tarsi alti e dita proporzionalmente deboli. Il Picchio Campestre è colorato di nero sulla sommità del capo e sulla gola; le sue guance, il collo e la parte superiore del petto sono giallo-dorati, il dorso e le ali giallastri con fasce bruno-nere, il groppone, il petto ed il ventre giallo-bianchicci con le singole penne segnate da parecchie striature trasversali nere. Le penne remiganti sono bruno-grige con gli steli giallo-dorati, le timoniere bruno-nere, gli occhi rosso-ciliegia, il becco è nericcio ed il piede grigiastro. Non esistono grandi differenze tra i due sessi, a parte una certa maggiore vivacità nella colorazione dei maschi; i giovani si distinguono soprattutto per avere le varie fasce e striature sparse nel piumaggio portate a più larghe proporzioni. Gli uccelli di questa specie si diffondono praticamente in tutto l'interno dell'America meridionale, e differiscono notevolmente da tutte le altre specie di picidi per l'abitudine a soggiornare esclusivamente nelle aperte praterie, segnate tutt'al più dalla presenza di piccoli cespugli. Non li si incontra mai nelle grandi boscaglie costiere; spesso invece nelle pianure aride e calde. Riunito di solito in coppie, e più di rado in brigate poco numerose, il Picchio Campestre si muove e si comporta esattamente come sono soliti fare i suoi affini europei: di caratteristico c'è soprattutto il genere di cibo che mostra di gradire a preferenza di qualsiasi altro, e che è dato dalle formiche e dalle termiti, abbondantissime nelle zone in cui suole abitare. Nei boschi e nei prati dell'America meridionale è molto facile imbattersi nei mucchi di terra argillosa e gialliccia, alti fino ad un metro e mezzo, che vengono costruiti ed abitati dalle termiti: esse non solo si muovono entro tortuosi meandri scavati all'interno della parte della loro colonia che emerge dal terreno, ma anche all'interno di quelli che sono solite scavare al di sotto della superficie del terreno stesso. Sfogano così un loro preciso istinto, ma forse cercano anche di sottrarsi alle insidie dei vari nemici pronti ad attaccarle: tuttavia non riescono ad evitarli tutti, ed in particolare non sfuggono alle attente ricerche del Picchio Campestre, che le conosce come un boccone assolutamente prelibato. Appare superfluo quindi far notare l'estrema utilità che da questa sua abitudine deriva alle colture dell'uomo ed alle sue stesse abitazioni, altrimenti destinate ad essere irrimediabilmente danneggiate dall'opera infausta di quei terribili insetti. Riguardo alle abitudini del nostro uccello nel periodo della riproduzione, non c'è che da ripetere quanto s'è già detto a proposito delle altre specie: vale solo la pena di smentire una diffusa opinione secondo la quale i picchi campestri sarebbero, a differenza degli altri, del tutto inabili nell'arrampicarsi. In questa convinzione non esiste alcun fondamento: essa è probabilmente nata dall'aver osservato che questi uccelli usano spesso trattenersi sul terreno, e muovervisi con grande agilità grazie alle lunghe gambe. Non c'è dubbio, ad ogni modo, che questa abilità deve essere considerata come aggiunta a quelle che sono le tradizionali predisposizioni della sua famiglia, che esso, nelle linee generali e quindi anche per quanto concerne la speditezza dei movimenti sui tronchi e sui rami non smentisce affatto.

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PICUNNO MINUTO (Picumnus minutus)

Nella grande famiglia dei picidi, i picunni vanno considerati come prossimi parenti dei picchi veri e propri, del tutto identici ad essi nella struttura interna, ma privi di coda da poter usare come puntello, ed inoltre di mole molto ridotta. Il loro becco è piuttosto lungo, acuto e dritto, le gambe sono forti e munite di unghie del tutto simili a quelle degli altri affini, le ali brevi e tondeggianti e la coda graduata. I picunni vivono soprattutto nell'America del Sud, ma specie del tutto affini si trovano anche in Africa e in India. La specie di cui in particolare ci occupiamo, il Picunno Minuto, misura in lunghezza circa otto centimetri, ne ha meno di tre di coda e di ala e quindici di apertura alare. Il suo piumaggio è bruno-grigio sulle parti superiori, fasciato trasversalmente di bianco e nero sulle inferiori; il capo è nero e sparso di piccoli punti bianchi, ma la sommità di esso e la fronte, nel maschio, sono rosse (le femmine mancano di questo colore); le penne remiganti sono bruno-nere con i margini giallicci, le timoniere nere e striate di bianco. L'iride è bruno-grigia, il becco plumbeo alla base e nerastro al culmine e sulla punta, ed il piede pure plumbeo. Abbastanza vicino per abitudini alla generalità dei picchi, questo uccello è abile sia nell'arrampicarsi che nel saltellare tra i rami: vive in tutte le selve del litorale sud-americano, e si avvicina non di rado anche ai luoghi abitati. Durante l'estate vive di norma in coppie, mentre, con il sopravvenire della stagione più rigida, si riunisce in piccoli branchi che compiono escursioni abbastanza prolungate.

TORCICOLLO (Jynx torquilla)

I torcicolli sono in genere considerati gli ultimi tra i picidi, ed appartengono esclusivamente al Continente Antico. Hanno corpo svelto, collo lungo, testa piccola, ali brevi ed ottuse, coda larga di media lunghezza, becco breve, dritto, conico e acuto, e piedi piuttosto forti con due dita rivolte in avanti e due all'indietro. La struttura interna è assai vicina a quella dei picchi; la lingua è molto protrattile e filiforme, sprovvista di uncino all'apice. Il nostro Torcicollo è un uccello lungo circa diciotto centimetri, con coda di sei, ali di nove e apertura alare di ventotto. Cinerino chiaro con punti ed ondulazioni oscuri sulle parti superiori, ha le inferiori bianche e disegnate da poche macchie triangolari scure, la gola e la parte inferiore del collo di fondo giallo e provviste di linee ondulate trasversali; una striatura longitudinale nericcia parte dalla sommità del capo ed arriva fino al groppone, mentre le penne remiganti sono fasciate di bruno-nero e di bruno-rossiccio e le timoniere, provviste di cinque fasce sottili disposte ad arco, sono cosparse di punti neri. Gli occhi sono bruno-gialli, il becco ed i piedi giallo-verdi; i giovani hanno una colorazione generale più sbiadita e meno delicata, ed inoltre i loro occhi sono colorati di bruno grigio. Il Torcicollo è diffuso su una buona metà della superficie terrestre, ma la sua vera patria è costituita dalle regioni centrali dell'Asia e dell'Europa. Verso il nord del nostro continente raggiunge la Scandinavia centrale, ed anche nell'Europa meridionale è ben presente: in Italia, per esempio, è comune; giunge e nidifica in primavera e riparte con il sopraggiungere dell'autunno. Si tratta, pertanto, di un uccello migratore, che va a svernare nelle varie parti dell'Egitto, della Nubia e del Sudan quando nidifica in Europa, e nella penisola indiana quando la sua patria sia stabilita nell'Asia centrale. Non mancano tuttavia individui che trascorrono l'inverno nelle stesse zone che li hanno ospitati nella buona stagione, quando si tratti di regioni meridionali come l'Italia o la Grecia. Il nome gli viene dalla estrema mobilità del collo, che può contorcersi e divincolarsi nelle maniere più curiose. Ogni nuovo oggetto lo spinge a compiere strane smorfie, a protrarre il collo, ad allargare a ventaglio le penne della coda e del capo, ad allungare il corpo, stralunare gli occhi e muovere la gola emettendo rumori singolari. Questo comportamento serve all'uccello soprattutto di difesa in caso di pericolo: è come se esso volesse intimorire l'avversario mostrandoglisi sotto gli aspetti più stravaganti, un'arte che viene acquisita con il tempo, perché soltanto gli adulti sono in grado di farne utilmente uso. La sua voce non è gran che apprezzabile, e si compone di suoni aspri, stridenti o fischianti. I torcicolli sono certamente uccelli utili all'uomo, e sono perciò da condannare le stragi che si compiono nelle loro file unicamente a causa della bontà delle carni: l'uomo dovrebbe rispettarli, tanto più se si pensa ai danni ed alle insidie da cui devono guardarsi anche per altri versi, e che sono loro portati dagli sparvieri, dalle gazze, dalle ghiandaie e dagli altri predoni aerei e terrestri. In gabbia riescono a vivere abbastanza facilmente, soprattutto se si ha cura di non portare eccessive variazioni a quella che è la loro dieta abituale.

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